La celiachia è l’intolleranza alimentare più diffusa al mondo. Si tratta di una patologia che colpisce l’intestino e che in seguito all’ingestione di glutine causa spossatezza, debolezza e disturbi allo stomaco con complicazioni anche molto gravi.

I celiaci non possono mangiare alimenti derivati dal grano e da alcuni cereali (come pane, pasta, torte, ecc.), oltre ai prodotti in cui il glutine viene aggiunto durante i processi di trasformazione industriale.

Circa una persona su 100 soffre di celiachia e negli ultimi anni le diagnosi stanno aumentando. Secondo l’ultima indagine del Ministero della Salute, inserita nella “Relazione annuale del Parlamento”, i malati affetti da celiachia sono aumentati a 233.147 unità e quasi 400.000 sono ancora in attesa di una diagnosi.

L’aumento significativo dei casi di diagnosi di celiachia ha spinto il Ministero della Salute nel 2017 a introdurre l’intolleranza al glutine nell’elenco delle “patologie croniche invalidanti”, mentre in precedenza era classificata come “patologia rara”.

Il Ministero della Salute spiega che introdurre l’intolleranza al glutine tra le patologie croniche

“consente ai celiaci di usufruire, in regime di esenzione, di tutte le prestazioni sanitarie appropriate per il monitoraggio della malattia e delle sue complicanze, e per la prevenzione degli ulteriori aggravamenti, mentre le prestazioni specialistiche per giungere alla diagnosi non saranno più in esenzione”.

Cos’è la gluten sensitivity

Accanto alla celiachia si è largamente diffusa la gluten sensitivity, definita anche sensibilità al glutine non celiaca. Una patologia presente in persone in cui i test specifici escludono sia la diagnosi di celiachia, sia l’allergia al grano.

La gluten sensitivity è caratterizzata da sintomi simili a quelli della sindrome dell’intestino irritabile e da alcuni sintomi extraintestinali (in particolare neurologici).
Si manifestano subito dopo l’assunzione del glutine, e migliorano o scompaiono dopo l’eliminazione del glutine dalla dieta.

Come da studi pubblicati dal Prof. Umberto Volta, coordinatore del board scientifico dell’Associazione Italiana Celiachia e consulente scientifico dell’AIC Emilia-Romagna, la celiachia ha una prevalenza nella popolazione pari all’1% mentre la sensibilità al glutine sembra addirittura più frequente, venendo diagnosticata tra il 4 e il 6% della popolazione italiana.

Da questi disturbi oggi non è possibile guarire e l’unica cura efficace e sicura, che consente una buona qualità di vita, è una dieta priva di glutine.

Alcuni numeri su celiachia e gluten sensitivity

1 persona su 100

incidenza stimata della celiachia

600.000

i potenziali celiaci in Italia

4-6 persone su 100

incidenza stimata della gluten sensitivity

2-3 milioni

italiani potenzialmente affetti da gluten sensitivity

Le 10 FAQ sulla celiachia

(fonte: Ministero della Salute. Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia. Anno 2021)

La celiachia, o malattia celiaca, è un’infiammazione permanente della mucosa del duodeno provocata dall’ingestione di glutine, in soggetti geneticamente predisposti.

Il glutine è la frazione proteica del grano. La principale proteina del glutine è la gliadina. Sebbene il termine glutine indichi propriamente solo il complesso proteico alcool solubile estratto dal grano, questo termine viene comunemente esteso alle corrispondenti proteine della segale e dell’orzo, che si chiamano, rispettivamente, secalina e ordeina.

La predisposizione alla celiachia consiste nella presenza nel corredo genetico degli alleli DQ2 e/o DQ8 del sistema di istocompatibilità di seconda classe (HLA). La presenza di almeno una delle molecole codificate da questi alleli sulla superficie delle cellule presentanti l’antigene è condizione necessaria, ma non sufficiente, per sviluppare la malattia. Solo le molecole HLA codificate dagli alleli DQ2/DQ8 sono in grado di alloggiare nella propria tasca i peptidi della gliadina, della secalina e dell’ordeina e quindi presentarli ai linfociti T che sono le cellule effettrici della risposta immunitaria.

La celiachia può manifestarsi a qualsiasi età e in forme cliniche diverse, sia per localizzazione che per severità.

  • Forma classica: più rara, associata ad un esordio nei primi anni di vita con sintomi caratterizzati da diarrea, vomito, addome globoso, ipotonia ed atrofia muscolare e scarso accrescimento.
  • Forma atipica: più frequente, con esordio in età adulta e colpisce prevalentemente le donne.
  • Forma potenziale: caratterizzata dalla presenza di anticorpi specifici nel sangue periferico (anti-endomisio, anti-transglutaminasi) in assenza di lesioni della mucosa duodenale.
  • Disturbi intestinali cronici (dolore addominale, stipsi, diarrea, meteorismo)
  • Stomatite aftosa ricorrente
  • Ipoplasia dello smalto dentario
  • Ipostaturalità
  • Ipertransaminasemia
  • Sideropenia (con o senza anemia)
  • Stanchezza cronica
  • Rachitismo, osteopenia, osteoporosi
  • Alopecia
  • Anomalie dello sviluppo puberale
  • Orticaria ricorrente
  • Disturbi della fertilità (poliabortività spontanea, menarca tardivo, menopausa precoce, infertilità)
  • Disturbi della gravidanza
  • Epilessia con calcificazioni endocraniche ed altre patologie neurologiche (atassia, polineurite, etc.)
  • Disturbi del comportamento alimentare (anoressia nervosa, bulimia)
  • Dermatite erpetiforme
  • Anemia (sideropenica, megaloblastica)

Il primo step per la diagnosi di celiachia è il sospetto clinico posto dal medico curante in seguito al riscontro di segni e sintomi suggestivi.

L’unica terapia, ad oggi disponibile, è rappresentata da un corretto e rigoroso regime alimentare. I soggetti celiaci devono escludere dalla dieta tutti gli alimenti a base di cereali contenenti glutine compresi quelli dove questo è aggiunto come additivo durante i processi industriali di trasformazione.
Si ricorda che gli alimenti contenenti glutine, sia come ingrediente sia come additivo, devono obbligatoriamente indicare in etichetta la presenza del glutine.

NO. La celiachia può esordire in qualsiasi età e una volta manifestatasi non regredisce. Pertanto anche la dieta senza glutine va seguita per tutta la vita.

NO. Il glutine è tossico per i celiaci solo se viene a contatto con la mucosa duodenale, quindi se ingerito: Il glutine non attiva la risposta infiammatoria se messo a contatto con la cute.

Con il termine “sensibilità al glutine” o anche “Gluten sensitivity” si definisce una sindrome caratterizzata dalla presenza, in rapporto all’ingestione di alimenti contenenti glutine, di sintomi intestinali ed extra intestinali in pazienti in cui la celiachia e l’allergia alle proteine del frumento siano già state escluse.
Anche se c’è un numero sempre crescente di soggetti che riferiscono di soffrire di sensibilità al glutine, l’esistenza di questa sindrome è messa in dubbio da numerosi e autorevoli esperti.
E’ fondamentale combattere l’autodiagnosi ed evitare che i pazienti escludano il glutine dalla dieta prima di un consulto medico. Tale comportamento impedisce l’accertamento della vera celiachia.

NO. Il glutine non va mai escluso dalla dieta senza aver prima effettuato gli accertamenti previsti per la celiachia. Al paziente che sospende il glutine dalla dieta gli accertamenti per la celiachia risulteranno negativi e questo comportamento preclude la corretta diagnosi di celiachia.